Quanti giungano al confine tra Basilicata e Calabria, per avventurarsi tra le meraviglie naturali del Parco Nazionale del Pollino, oltre a intraprendere escursioni tra i boschi e ad ammirare gli splendidi paesaggi, non devono farsi mancare la possibilità di visitare i tanti paesini che punteggiano la natura incontaminata di questo territorio per molti aspetti ancora selvaggio. Piccoli paesi ricchi di arte e cultura, caratterizzati da usi, costumi e tradizioni propri, dove le donne anziane indossano tuttora il costume tradizionale ed affiora limpido il folklore delle genti meridionali.
Sul versante lucano del parco, alle pendici del Monte Mancino, una tappa non può mancare al piccolo abitato di Calvera, popolato da poche centinaia di persone, che hanno il privilegio di respirare tutto l’anno aria buona. Il nome del paese, infatti, secondo quanto riportato dallo studioso Giacomo Racioppi nella sua Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, deriva dal greco Kalauras, parola il cui significato è “bell’aria”.
Sono incerte le origini del paese, che andrebbero forse fatte risalire attorno al IX-X secolo, al tempo dell’arrivo dei monaci greci, quando sorsero numerosi monasteri basiliani anche nelle zone più interne del massiccio del Pollino. Appartenne alla contea di Chiaromonte fino al 1134, anno in cui venne ceduto al monastero di Sant’Elia di Carbone, mentre successivamente si susseguirono nel dominio del territorio vari signori, tra cui i Sanseverino e i Donnaperna di Senise.
Tra le stradine e le case di Calvera, spicca la costruzione signorile di Palazzo Mazzilli, tra gli edifici più antichi e storici. Costruito probabilmente nel Settecento, fu acquistato il secolo successivo dalla famiglia Mazzilli, i cui uomini illustri e colti si premurarono di arricchirlo sia esternamente che internamente.
La facciata, di epoca tardo barocca, è decorata con un lungo bassorilievo, di circa 16 metri, che riproduce scene delle quattro stagioni. Ad ornare le pareti esterne troviamo, inoltre, sculture e ceramiche risalenti a epoche diverse. Tra esse medaglioni marmorei che raffigurano volti di poeti e filosofi e, ancora, alcune statue, teste di angeli e stucchi di vario genere. Interessante è un quadro di mattonelle di ceramica in cui è rappresentata con piccoli putti la scena mitologica del trionfo di Bacco.
All’interno del palazzo gli ambienti sono arredati con piccole sculture bronzee, pietre scolpite e busti marmorei, tra cui spiccano un ritratto dello scrittore Alexander Dumas figlio nelle vesti del dio Bacco, di stile neoclassico, opera di Jean Baptiste Clesinger, scultore francese in voga sotto il Secondo Impero, e il busto settecentesco noto come La dama col velo, raffigurante Madame du Barry, amante del re francese Luigi XV, di artista ignoto, ma di chiara influenza berniniana.
Pubblicato su: In Arte, anno VII – num. 2 – febbraio 2011, pagg. 8-9
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