Poche sono le notizie che abbiamo relative alle origini di Cancellara. Dal Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane del Di Crollalanza (1886) apprendiamo, però, che già nel 1189 faceva parte del sistema amministrativo del Giustizierato di Basilicata, nell’area controllata dal barone Eustachio Santoro.

Il colle su cui si trova attualmente il paese venne fortificato, con castello e mura difensive, verosimilmente durante il periodo normanno-svevo. Sul finire del Basso Medioevo passò sotto la dominazione degli Angioini, che lo assegnarono ai De Beaumont. Successivamente divenne feudo di diverse famiglie nobili, tra cui i Monteforte, gli Orsini del Balzo, i Caracciolo, i Carafa e gli Acquaviva D’Aragona, che intorno al Trecento ristrutturarono il castello.

Ancora oggi il magnifico castello medievale domina l’abitato dall’alto della collina con la sua grandiosa mole e un’imponenza che suscita soggezione e allo stesso tempo infonde sicurezza. Il borgo annesso, poi, affascina per le sue intatte caratteristiche architettoniche e urbanistiche, che gli conferiscono un’atmosfera d’altri tempi.

La posizione del castello in cima ad un’altura e la scarsa presenza nella struttura di elementi decorativi richiamano una tipologia architettonica con preminenti scopi difensivi, in seguito adattata alle esigenze abitative della feudalità.

L’impianto dell’edificio è a tre livelli, intorno ad un cortile interno di forma trapezoidale. Il capo esposto a Sud si affaccia su uno strapiombo di 40 metri ed è caratterizzato da finestre disposte su tre file allineate verticalmente con scansione regolare. Sul lato Est si erge un torrione quadrangolare avanzato rispetto all’edificio. Di fianco alla torre è collocato l’ingresso principale, preceduto da una lunga gradinata e da un piccolo cortile. Il portale ha l’archivolto e i piedritti rivestiti da bugnato decorato in stile barocco.

Il primo livello, seminterrato e diviso in vani, in passato adibito a deposito, ancora oggi assolve la stessa funzione. Il cortile interno presenta un piano di calpestio inclinato, al quale si accede attraverso una gradinata. In alcuni vani del secondo livello si riscontrano tracce di affreschi del Seicento, mentre al terzo livello, privo ormai di tutti i vani dell’ala occidentale, demoliti per ragioni di sicurezza, una scala a pioli permette il raggiungimento del sottotetto della torre.

Il frazionamento proprietario degli inizi del Novecento ha fatto sì che l’intero assetto venisse profondamente modificato. Nel corso dei secoli la costruzione ha dovuto inoltre subire i ben più pesanti attacchi della natura, quali i frequenti terremoti che hanno colpito il paese, tra cui i più gravi, avvenuti nel 1694, 1857, 1930 e 1980, l’hanno seriamente danneggiata. Tuttavia, nella sua maestosità, quasi fierezza, il castello ha comunque sempre resistito ai capricci della traballante terra lucana.

Pubblicato su: In Arte, anno V – num. 4 – aprile 2009, pagg. 7-8


Francesco Mastrorizzi

Giornalista pubblicista, scrive di cultura e intrattenimento per testate su carta e online. Da freelance si occupa di uffici stampa e comunicazione per artisti, associazioni, istituzioni e imprese. Lavora come consulente nell’ideazione, progettazione e gestione di eventi in ambito culturale. È esperto di social media management e web copywriting.

0 commenti

Lascia un tuo commento