In questa rubrica spesso vi parliamo, tra le altre cose, di piccoli paesi, villaggi e borghi medievali, in un viaggio attraverso itinerari inconsueti alla scoperta di un’Italia diversa dalle classiche e affollate mete turistiche.
In Basilicata, regione di cui non ci stanchiamo mai di tesservi le lodi dal punto di vista storico-architettonico, indubbio è il fascino del piccolo borgo di Guardia Perticara, uno tra i più belli d’Italia, soprattutto dopo il recupero avvenuto negli ultimi due decenni della sua antica forma architettonica medievale, ferita dal terremoto dell’Irpinia del 1980 e già pesantemente compromessa da un altro evento sismico nel 1857.
Il progetto organico di recupero edilizio è stato scrupolosamente rispettoso dell’integrità dei manufatti ed è avvenuto all’insegna della ricerca dei materiali originari e della riscoperta del loro valore. Attenzione particolare è stata posta alla salvaguardia della peculiarità principale del centro storico: un agglomerato di affascinanti costruzioni in pietra a “faccia vista”, che hanno reso nota Guardia Perticara come “il paese dalle case in pietra”.
Nell’attento lavoro di recupero degli antichi spazi urbani, fondamentale è stata la volontà di continuare a utilizzare come elemento qualificante la pietra arenaria di Gorgoglione, per lungo tempo unico materiale a disposizione dell’edilizia locale, lavorato da generazioni di maestri artigiani con costante passione. La pietra delle montagne circostanti si è offerta per secoli agli scalpellini del posto, che hanno avuto modo di esprimere il loro talento artistico, dando vita ad elementi architettonici che sono andati a decorare storici palazzi signorili e semplici abitazioni, tra le viuzze lastricate o rivestite di ciottoli di Guardia. Quella pietra resiste ancora oggi, in portali, gradinate, archi, ballatoi, davanzali, fontane, affiancandosi alle altrettanto tipiche volte in mattoni rossi.
La particolare colorazione della pietra di Gorgoglione, che va dal grigio cenere alla terra bruciata al giallo ocraceo, conferisce al borgo un aspetto uniforme (ma cangiante al variare della luce del sole) e ordinato, quasi da farlo apparire sospeso nel tempo, nel suo discreto silenzio che suscita rispetto ai visitatori che lo percorrono a passi lenti. Muovendosi tra stradine e scalinate, ricche di un fascino eterno, ci si imbatte nei portali di via Diaz e via Garibaldi, nello stemma di Palazzo Montano, nel rosone e nel mascherone di Casa Marra, nell’altro mascherone di Palazzo Fanelli, nella mensola in pietra di Casa Sassone, nel bassorilievo di San Nicola sul portale della Chiesa Madre, nell’arco Vico II in piazza Europa. Salta all’occhio la cura dei dettagli, di cui sono esempio anche la recente illuminazione con corpi in ghisa, il ripristino dei vecchi toponimi delle strade e la cartellonistica.
Oltre che uno spettacolo per la vista, Guardia Perticara è, dunque, il simbolo di un restauro conservativo fatto in modo intelligente, per custodire e regalare atmosfere ed emozioni riecheggianti tempi passati. Ma anche per proteggere un’identità racchiusa perfino nella fredda pietra, capace di tramandare storie e memorie attraverso i segni lasciati su di essa dalle mani dell’uomo.
Pubblicato su: In Arte, num. 3/4 – marzo/aprile 2011, pagg. 12-14
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